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ABRAMO. LA NASCITA DELL'IO

In occasione del Festival Biblico a Verona è stata allestita dal 19 al 29 maggio presso la chiesa di Sant’Eufemia la mostra “Abramo la nascita dell’io”, realizzata da Ignacio Carbajosa (Università San Damaso di Madrid) per il Meeting di Rimini. La mostra è stata anticipata da un convegno mercoledì 18 maggio alle 20.45 presso la chiesa di Sant’Eufemia con interventi di mons. Giancarlo Grandis, di Giovanni Bresadola dell’associazione Rivela, di Alessandra Vitez, responsabile mostre del Meeting di Rimini.

 

ABRAMO.LA NASCITA DELL'IO

In un mondo segnato dal crollo delle evidenze, dalla crisi di identità di molte esperienze collettive e dal profondo senso di vuoto avvertito in modo drammatico dall’uomo contemporaneo, i curatori della mostra hanno voluto riportare l’attenzione sulla figura di Abramo, l’uomo scelto da Dio per farsi conoscere e per dare avvio alla storia della salvezza. L’incontro di Abramo con Dio e la sua chiamata rappresentano il momento della nascita dell’Io, che si struttura come rapporto con un Tu che chiama nella realtà, nella storia, che fa percepire la vita come vocazione, come chiamata ad un compito assegnato dal Mistero all’uomo. Nella mostra si evidenzia come questa chiamata, che fa di Abramo un Io consapevole di sé, sia l’inizio di un rapporto tra il Dio di Israele che manifesta la propria realtà un poco alla volta ed un uomo, Abramo, che si abbandona fiducioso ad un destino imprevedibile. Nella prima parte della mostra, curata da Giorgio Buccellati (Istituto Internazionale per la Mesopotamia), viene presentato il contesto mesopotamico contemporaneo ad Abramo per testimoniare la sua plausibilità storica, da tanti negata. Verso il 3000 a.C. sorgono in Mesopotamia le grandi città-stato, le cui civiltà sono caratterizzate da una religione politeista, che rappresenta un tentativo di razionalizzare il fato e di frammentare l’Assoluto, da una concezione ciclica del tempo, che segue il fluire delle stagioni e dalla nascita della scrittura. In antitesi a questo mondo, tra il 2300 e il 1800 a.C., sorgono alcune tribù nomadi di Amorrei che si dirigono verso le zone occidentali della steppa: è questo il percorso di Abramo che, allontanandosi dalla grande città di Ur si dirige ad Harran, fino a scendere poi in Palestina. Nella seconda parte attraverso il racconto biblico viene presentata la figura di Abramo, scelto da Dio per entrare nella storia e per stabilire un rapporto con l’uomo. La chiamata di Abramo da parte di Dio rompe la ciclicità del tempo e nella generazione di un nuovo Io, dà inizio alla linearità della storia. Dall’iniziativa divina si dipana così l’avventura di Abramo: dall’accettazione dell’alleanza, alla nascita di Isacco, alla richiesta del suo sacrificio. Nell’ultima parte della mostra, in parallelo all’avvenimento di Abramo, viene introdotto l’avvenimento di Cristo, discendente di Abramo e vero compimento della promessa di Dio; in Cristo infatti viene rinnovata l’alleanza di Dio con l’uomo: la fedeltà del Mistero alla promessa si compie totalmente in suo figlio, obbediente sino alla morte in croce. Nei tratti del volto di Abramo dunque, così come emergono dal racconto biblico, nel suo rapporto fiducioso con Dio, in tutta la sua avventura umana emerge il metodo che il Mistero, oggi come ieri, usa per salvare il mondo: Egli genera un Io, attirandolo a sé, risvegliandolo dal torpore, per arrivare a tutto e a tutti. Capire come Dio chiami Abramo, come lo renda protagonista del tempo e della storia nella generazione di un popolo, ci aiuta a capire che nella realtà, anche in quella difficoltosa dei nostri tempi, vi è un disegno divino, che si rivela piano piano attraverso una storia umana.