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I MISTERI DEL ROSARIO 2

 

 

 

MISTERI DELLA LUCE

 

 

1 Il Battesimo di Cristo, Giotto, 1305, Cappella degli Scrovegni, Padova. Nel battesimo al Giordano si delinea già chiaramente lo "stile" messianico di Gesù: Egli viene come "Agnello di Dio", per prendere su di sé e togliere il peccato del mondo (cfr Gv 1,29.36). Così il Battista lo indica ai discepoli (cfr Gv 1,36). Anche noi, che nel Natale abbiamo celebrato il grande evento dell’Incarnazione, siamo invitati a mantenere fisso lo sguardo su Gesù, volto umano di Dio e volto divino dell’uomo. Giovanni Paolo II

 

 

 

1 Andrea della Robbia, Battesimo di Cristo, 1485, Pieve delle Sante Flora e Lucilla, Santa Flora (GR)

Il Battesimo significa proprio questo, che non è in questione un evento passato, ma che un salto di qualità della storia universale viene a me afferrandomi per attrarmi. [...] Io, ma non più io: è questa la formula dell'esistenza cristiana fondata nel Battesimo, la formula della risurrezione dentro al tempo. Io, ma non più io: se viviamo in questo modo, trasformiamo il mondo. Benedetto XVI

La nostra identità è l’essere immedesimati con Cristo. L’immedesimazione con Cristo è la dimensione costitutiva della nostra persona. Se Cristo definisce la mia personalità, voi, che siete afferrati da Lui, entrate necessariamente nella dimensione della mia personalità. [...] sia che mi trovi da solo nella mia stanza, sia che ci troviamo in tre a studiare in università, in venti alla mensa [...], dovunque e comunque questa è la nostra identità. Il problema è perciò l’autocoscienza, il contenuto della coscienza di noi stessi: “Vivo, non io, sei Tu che vivi in me”. Questo è il vero uomo nuovo nel mondo.

Luigi Giussani

 

 

 

1 Andrea del Verrocchio e Leonardo da Vinci, Il battesimo di Cristo, 1478, Galleria degli Uffizi, Firenze

Nella conversione e nel battesimo si verifica precisamente la fine dell'immediato essere-per-se-stessi: di quella condizione che si potrebbe riassumere con le formule «io... sono io che agisco... sono io che faccio... sono sempre e comunque io»; vale a dire: la fine di quella condizione nella quale anche Paolo, un tempo, era vissuto, e in cui anche egli era andato incontro alla disperazione più acuta. Qui si verifica un reale, anche se misterioso, morire - dal quale sgorga una nuova esistenza, che da quel momento in poi non ha più centro in se stessa, ma in Cristo. Questi diventa l'asse, la via e operante potenza plasmatrice, l'intima fonte vitale, la luce e l'unità di misura della nuova esistenza.

Romano Guardini

 

 

 

 

2 Le nozze di Cana, Duccio di Boninsegna, 1311, Museo dell'Opera del Duomo, Siena

Il miracolo delle nozze di Cana è una delle pagine più significative della concezione che Gesù ha della vita: qualsiasi aspetto dell’esistenza, anche il più banale, è degno del rapporto con Lui e quindi anche del suo intervento. Ogni tipo di evento è determinante, cioè rivelatore del fatto “Gesù”, la cui azione nei confronti dell’umano si realizza in una estrema e dettagliata concretezza.

Luigi Giussani

 

 

 

2 Giotto, Le nozze di Cana, 1305, Cappella degli Scrovegni, Padova

Dopo aver detto al Figlio: «Non hanno più vino», dice ai servitori: «Fate quello che egli vi dirà» (Gv 2, 5). [...] «Fate quello che egli vi dirà...» vuol dire: ascoltate Gesù mio Figlio, seguite la sua parola e abbiate fiducia in lui. [...] «Fate quello che egli vi dirà...». In queste parole Maria ha espresso soprattutto il segreto più profondo della sua stessa vita. Dietro queste parole sta tutta lei. La sua vita è stata infatti un grande «sì» al Signore. Un «sì» pieno di gioia e di fiducia. Maria piena di grazia, Vergine Immacolata, ha vissuto tutta la sua vita in una totale apertura a Dio, in perfetta consonanza con la sua volontà e ciò anche nei momenti più difficili, che hanno raggiunto l'apogeo sulla cima del monte Calvario, ai piedi della croce. Non ritira mai il suo «sì», perché ha posto tutta la sua vita nelle mani di Dio: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1, 38). [...] «Fate quello che egli vi dirà...». In questa breve frase si racchiude tutto il programma di vita che Maria maestra realizzò come prima discepola del Signore, e che oggi insegna anche a noi. E' un progetto di vita basata sul solido e sicuro fondamento che si chiama Gesù Cristo.

Giovanni Paolo II

 

 

 

Giusto de' Menabuoi, Nozze di Cana, 1378, Battistero del Duomo, Padova

...quando la Scrittura parla di Maria e di suo Figlio si sente sempre un grande amore, ma anche una certa distanza. La risposta del fanciullo dodicenne nel tempio (Le 2, 49), le parole rivolte da Gesù alla Madre alle nozze di Cana (Gv 2, 4) e quelle con le quali risponde a coloro che gli riferiscono che la Madre è alla porta a cercare di Lui (Me 3, 33), quello che dice alla donna che proclama beata sua Madre (Le 2, 28) e la sua ultima volontà con la quale la affida al discepolo (Gv 19, 26), tutto questo lascia intendere qualche cosa che Lo allontana da Lei, e ogni volta si intravede la possibilità ch'Ella si senta disorientata dalla condotta di Dio. Invece la sua fiducia cresce sempre più, Ella si lascia guidare dal Signore; Maria ha vissuto fidando interamente nella potenza di Dio, che è capace di portar tutto a buon fine attraverso ogni oscurità e contraddizione.

Romano Guardini

 

 

 

 

 

3 Beato Angelico, Discorso della montagna, 1438-1440, Convento di San Marco, Firenze.

L’annuncio del Regno di Dio. ‘Vegna vêr noi la pace del tuo regno’, esclama Dante nella sua parafrasi del Padre Nostro (Purgatorio XI,7). Un’invocazione che orienta lo sguardo al ritorno di Cristo e alimenta il desiderio della venuta finale del Regno di Dio. Questo desiderio però non distoglie la Chiesa dalla sua missione in questo mondo, anzi la impegna maggiormente (cfr CCC, 2818), nell’attesa di poter varcare la soglia del Regno, del quale la Chiesa è il germe e l'inizio (cfr Lumen gentium, 5), quando esso giungerà nel mondo in pienezza. Allora, ci assicura Pietro nella Seconda Lettera, "vi sarà ampiamente aperto l’ingresso nel Regno eterno del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo".

Giovanni Paolo II

 

 

 

3 Cosimo Roselli, Il discorso della montagna, 1482, Cappella Sistina, Città del Vaticanop

 

«Il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino» (Mc 1,15). Ogni giorno della nostra vita, ogni istante, ogni passo del nostro cammino riecheggia questo. Perché è compiuto, perché tutto quello che ci si può dire ci è detto, tutto: che «non di solo pane vive l’uomo», che la realtà non è l’apparenza, che la realtà è Cristo, la parola uscita da Dio.

Luigi Giussani

Dio, per donarsi a noi, sceglie spesso delle strade impensabili, magari quelle dei nostri limiti, delle nostre lacrime, delle nostre sconfitte. È la gioia pasquale di cui parlano i fratelli orientali, quella che ha le stimmate ma è viva, ha attraversato la morte e ha fatto esperienza della potenza di Dio. Le Beatitudini ti portano alla gioia, sempre; sono la strada per raggiungere la gioia.

Papa Francesco

 

 

 

3 Il discorso della Montagna, Mosaico, Basilica Sant’Apollinare Nuovo, Ravenna

 

Il Discorso della montagna è un cammino di allenamento nell’immedesimarsi con i sentimenti di Cristo (cfr Fil 2, 5), un cammino di purificazione interiore che ci conduce a un vivere insieme con Lui. La cosa nuova è il dono che ci introduce nella mentalità di Cristo.

Benedetto XVI

 

Ma poiché in questa vita siamo come soldati in viaggio per poter giungere a quel regno, una vita simile non si può tirare avanti senza le cose necessarie. Vi saranno date in aggiunta, dice, ma voi cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia. Poiché ha detto prima, ha fatto capire che il necessario si deve cercare dopo non nel tempo ma nel valore, quello come nostro bene, questo come cosa a noi necessaria, ma necessaria per quel bene.

Sant’Agostino

 

 

 

 

 

4 William Congdon, Cristo trasfigurato

Dio è luce, e Gesù vuole donare ai suoi amici più intimi l’esperienza di questa luce, che dimora in Lui. Così, dopo questo avvenimento, Egli sarà in loro luce interiore, capace di proteggerli dagli assalti delle tenebre. Anche nella notte più oscura, Gesù è la lampada che non si spegne mai. Sant’Agostino riassume questo mistero con una espressione bellissima, dice: «Ciò che per gli occhi del corpo è il sole che vediamo, lo è [Cristo] per gli occhi del cuore» (Sermo 78, 2: PL 38, 490).

Benedetto XVI

 

 

 

4 Beato Angelico, Trasfigurazione, 1440, Museo nazionale di San Marco, Firenze

 

La gloria di Cristo è il fenomeno per cui gli uomini riconoscono, per una grazia potente, per un dono potente, di che cosa sono fatte le cose, gli uomini e le cose, di che cosa la realtà è fatta. E la realtà è fatta di Cristo. La gloria di Cristo è l'istante in cui un uomo capisce che tutto è fatto di Cristo, lo grida: si chiama testimonianza.

Luigi Giussani

 

Noi crediamo in Cristo morto e risorto, in Cristo presente qui e ora, che solo può cambiare e cambia, trasfigurandoli, l’uomo e il mondo.

Giovanni Paolo II

 

 

 

 

4 Lorenzo Ghiberti, Trasfigurazione di Cristo, 1424, Porta nord del battistero del Duomo di Firenze

 

Occorre saper trasfigurare, mercé lo sguardo della fede, i segni con cui il Signore si presenta a noi; non per alimentare la nostra fantasia profilandoci un mito, un fantasma, l’immaginazione. No: ma per contemplare la realtà, il mistero, ciò che veramente è.

Paolo VI

 

 

 

 

 

 

5 Codex Purpureus Rossanensis, 550, Museo Diocesano, Rossano (CS)

Tutto quello che noi siamo grida a Dio la preghiera che è al centro della messa: tutto deve diventare corpo e sangue di Cristo, parte del mistero di Cristo che ha già liberato il mondo con la sua morte e resurrezione, ma che investe le nostre azioni della possibilità di collaborare a questa liberazione. Tutto il mondo ha bisogno della nostra fede, che la nostra vita cambi per fede, che diventi morte e resurrezione di Cristo operante nella storia.

Luigi Giussani

 

 

 

5 L’ultima cena, 1118, Portale della Basilica di San Zeno, Verona

L’Eucaristia non è un sacramento “per me”, è il sacramento di molti che formano un solo corpo, il santo popolo fedele di Dio. Ce lo ha ricordato San Paolo: «Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane» (1 Cor 10,17). L’Eucaristia è il sacramento dell’unità. Chi la accoglie non può che essere artefice di unità, perché nasce in lui, nel suo “DNA spirituale”, la costruzione dell’unità.

Papa Francesco

 

..il centro della nostra compagnia, il punto sorgivo della nostra compagnia è una Presenza dai tratti inconfondibili, «ultimamente singolare»

Julian Carron

 

 

 

5 Beato Angelico, Comunione degli Apostoli, 1442, Convento di San Marco , Firenze

 

La parola “comunione”, che noi usiamo anche per designare l’Eucaristia, riassume in sé la dimensione verticale e quella orizzontale del dono di Cristo. E’ bella e molto eloquente l’espressione “ricevere la comunione” riferita all’atto di mangiare il Pane eucaristico. In effetti, quando compiamo questo atto, noi entriamo in comunione con la vita stessa di Gesù, nel dinamismo di questa vita che si dona a noi e per noi. Da Dio, attraverso Gesù, fino a noi: un’unica comunione si trasmette nella santa Eucaristia. [...] ... proprio perché è Cristo che, nella comunione eucaristica, ci trasforma in Sé, la nostra individualità, in questo incontro, viene aperta, liberata dal suo egocentrismo e inserita nella Persona di Gesù, che a sua volta è immersa nella comunione trinitaria. Così l’Eucaristia, mentre ci unisce a Cristo, ci apre anche agli altri, ci rende membra gli uni degli altri: non siamo più divisi, ma una cosa sola in Lui.

Benedetto XVI