Redazionali

Nuova mostra su Romano Guardini

E’ stata presentata giovedì 14 giugno a Verona presso il Ristorante La Cola (Avesa) l’edizione 2018 del “Meeting per l’amicizia fra i popoli” e con essa la nuova mostra che Rivela sta realizzando sulla figura di Romano Guardini.

Alla serata hanno partecipato l’assessore alla Cultura del Comune di Verona Francesca Briani, il direttore dell’Associazione Meeting Sandro Ricci, Giovanni Bresadola, coordinatore del gruppo di studio per la mostra su Romano Guardini, Maurizio Cattaneo, Direttore del quotidiano L’Arena e l’imprenditore Massimo Ghidetti che ha raccontato l’esperienza della sua impresa.

La serata è stata organizzata dal Centro di Cultura Europea Sant’Adalberto, Associazione Rivela e CDO Veneto, con il contributo della Fondazione Giorgio Zanotto.

 

ROMANO GUARDINI (1885 – 1968). “Vorrei aiutare gli altri a vedere con occhi nuovi”

 

Che cosa comunica al mondo contemporaneo Romano Guardini? Perché la sua persona e le sue opere sono interessanti per gli uomini e le donne e, soprattutto, per i giovani del terzo millennio? Queste sono le domande alle quali cerca di rispondere la mostra, che vuole far incontrare l’“uomo” Guardini. Un uomo, il cui cuore inquieto e spalancato non ha mai smesso, durante tutta la sua vita, di porre domande a se stesso, alla realtà nella sua continua irriducibile “polarità” e tensione. Che non ha mai smesso di porre domande ai suoi studenti, alle istituzioni, alla Chiesa, dando così mirabilmente voce alle domande di ogni uomo, alle nostre domande. Attraverso i luoghi e gli avvenimenti salienti della sua vita, documentati anche con fotografie, testi, disegni e oggetti personali, la sua figura emerge in tutta la sua semplice ma feconda apertura ai molti contesti del sapere, come anche agli aspetti più quotidiani della vita. Un’attenzione e un amore al particolare che diventano l’inizio di una scoperta e la stoffa reale di ogni riflessione. I molti temi da lui affrontati, come la bellezza, l’amicizia, l’educazione dei giovani, la natura, il potere, la tecnica, l'arte, l'architettura, il destino dell’Europa e la liturgia sono nati e si sono sviluppati nella forma di un serrato e sofferto dialogo con i contemporanei, con amici, con artisti, con gli autori classici della letteratura, in particolare della tradizione cristiana. Un dialogo attraverso il quale egli è diventato un testimone e un educatore originale, un punto di riferimento per intellettuali, teologi e papi ma anche per persone di ogni ceto e tradizione. La sua adesione alla Chiesa, mai vissuta in modo sentimentale, ma sempre riferita all’oggettività incarnata di Cristo, lo ha spinto a dar ragione di tutto e a lasciarsi interrogare da tutto, certo che «nessuna grande azione, nessuna opera autentica, nessuna relazione umana sincera è possibile senza che l’uomo vi arrischi ciò che è suo».